La C1 è un bene comune! La C1 NON SI TOCCA!

Il Collettivo Drude nasce dopo che alcune studentesse hanno avuto
modo di confrontarsi nell’unico spazio universitario che lo permette: la C1!

Molte di noi sono attive all’interno dell’Assemblea Permanente, e comunque tutte appoggiamo le iniziative politiche, la linea è la stessa. La C1, oltre ad essere l’unico spazio di aggregazione per gli studenti e le studentesse all’interno dell’università, è uno spazio di cultura, di politica…APERTO A TUTTI/E!

Biblioteca con riviste aggiornate e libri universitari per tutti, materiale informativo e didattico…ma soprattutto la C1 è un pezzo della storia di quell’università! Sono stati tenuti seminari, attività culturali…

Abbiamo spesso sentito dire che la C1 è un luogo chiuso: sfidiamo chiunque ad entrare in Magistero e trovare quell’aula chiusa! Qualsiasi collettivo o associazione di Urbino è passata dalla C1 in questi ultimi tre anni,e crediamo che allo stesso modo bisogna attivarsi finchè quel posto rimanga il bene comune di sempre!

I ragazzi e le ragazze ci hanno dato l’anima in quel posto: hanno creato, discusso, litigato…sono e siamo cresciuti!

Tre anni di lotta che non possono essere cancellati così! Quell’aula è un nostro diritto,nessuno ce la porterà via!

Invitiamo, quindi, tutte le associazioni e i collettivi di Urbino ad unirsi alla lotta, anche se non hanno mai fatto attività nella C1 (c’è sempre tempo) e soprattutto dove c’è un sopruso tutte e tutti dovremmo essere presenti!

La C1 è un bene comune!

LA C1 NON SI TOCCA!

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1° febbraio 1945: giornata di ricordo

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Sessantasette anni fa abbiamo conquistato il diritto al voto, ma resta solo una conquista commemorativa. Un ricordo, un giorno da commemorare per una vittoria che all’epoca sembrava avesse il suo valore. La rivoluzione francese cambiò molte cose, ma mai la … Continua a leggere

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Boicotta questi marchi!

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Rassegna articoli sulla vertenza OMSA

Proviamo a fare una rassegna di articoli e video…

COME NASCE LA CAMPAGNA BOICOTTAGGIO OMSA

da Femminismo-a-sud:

Le lavoratrici Omsa invitano ad essere solidali con loro (Comunicato stampa lavoratrici Omsa)
(3 gennaio 2012)
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/11/05/le-lavoratrici-omsa-invitano-tutte-le-donne-ad-essere-solidali-con-loro/

da Il Manifesto:

Il caso “Mai più Omsa”. Quando la Rete fa vertenza (10 gennaio 2012)
http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/6231

 

UNA CRONISTORIA DA IL FATTO QUOTIDIANO

Noi, le ragazze della Omsa. Cinquanta notti di orgoglio (1 agosto 2010)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/01/noi-le-ragazze-della-omsa-cinquanta-notti-di-orgoglio/46490/

Licenziate alla vigilia di fine anno con un fax. Tutte a casa le 239 operaie Omsa di Faenza (31 dicembre 2011)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/31/licenziate-alla-vigilia-fine-anno-tutte-casa-operaie-omsa-faenza/180996/

Web contro i licenziamenti: “Riassumete o boicottiamo Omsa” (3 gennaio 2012)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/03/golden-lady-libera-licenziamentiil-riassumete-boicottiamo-omsa/181312/

Licenziamenti Omsa, chi è perso senza chi? (3 gennaio 2012)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/03/licenziamenti-omsa-perso/181287/

Perché Omsa è fuggita in Serbia: “E’ una guerra tra Paesi” (10 gennaio 2012)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/10/perche-omsa-fuggita-serbia-guerra-paesi-competizione/182777/

Operaie Omsa, il boicottaggio si fa serio 
“Coop potrebbe non vendere prodotti serbi” (14 gennaio 2012)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/14/operaie-omsa-boicottaggio-serio-coop-vendera-calze-made-serbia/183712/

Omsa, cronaca di una morte annunciata. Le operaie restituiscono le tessere Cgil (15 gennaio 2012)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/15/omsa-cronaca-di-una-morte-annunciata-le-operaie-restituiscono-le-tessere-cgil/164062/

 

RIFLESSIONI E ANALISI DA FEMMINISMO A SUD

Boicotta Golden Lady (18 febbraio 2010)
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/02/18/boicotta-golden-lady/

Omsa: un accordo che vale un pacco… di calze! (9 aprile 2010)
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/04/09/omsa-un-accordo-che-vale-un-pacco-di-calze/

Omsa – Golden Lady: sulla pelle delle donne! (28 settembre 2010)
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/09/28/omsa-golden-lady-sulla-pelle-delle-donne/

Licenziata! (9 novembre 2010)
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/11/09/licenziata/

25 febbraio manifestazione delle lavoratrici Omsa (19 febbraio 2011)
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/02/19/25-febbraio-manifestazione-delle-lavoratrici-omsa/

 

CAMPAGNE DI BOICOTTAGGIO E SOLIDARIETA’

Appello campagna boicottagio Omsa – Collettivo Drude
http://collettivodrude.noblogs.org/post/2012/01/25/omsa-licenzia-io-non-la-compro/

Appello per un’azione di Solidarietà Concreta – Sguardi sui Generis
http://sguardisuigeneris.blogspot.com/2012/01/appello-per-unazione-di-solidarieta.html

da Femminismo-a-sud:

Tu licenzi? Io non ti compro (1 gennaio 2012)
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/01/01/tu-licenzi-io-non-ti-compro/

Facebook: “Solidarietà alle operaie Omsa”, “Mai più Omsa”, “Boicotta Omsa! Giornata di informazione e boicottaggio”

 

VIDEO DELLA VERTENZA

Befana senza calze (Servizio TG3, 7 gennaio 2010)
http://www.youtube.com/watch?v=ppgS7K2e4PQ

Video manifestazione Omsa(17 gennaio 2011)
http://www.youtube.com/watch?v=qvI7BtRbVQ0

La Vecchia talpa parla con una lavoratrice Omsa (25 giugno 2011)
http://www.youtube.com/watch?v=xDDrLlHl_FM

Annozero – Lavoratrici Omsa in diretta da Faenza (14 ottobre 2010)
http://www.youtube.com/watch?v=_66Y2uvuB6g

Bologna – Donne OMSA in piazza Maggiore (22 ottobre 2011)
http://www.youtube.com/watch?v=_WnYh7A3jP0

Omsa Licenziamento collettivo (Servizio TG3, 30 dicembre 2011)
http://www.youtube.com/watch?v=HZjhTU7XBw0

La protesta delle calze, Omsa chiude i battenti (Servizio Rainews24, 3 gennaio 2012)
http://www.youtube.com/watch?v=kgqwx09oKKs

Operaie dell’Omsa – Servizio Pubblico (12 gennaio 2012)
http://www.youtube.com/watch?v=v-Vv-oWpdNw

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OMSA LICENZIA? IO NON LA COMPRO!


Il 27 dicembre 2011 la Golden Lady comunica tramite fax la risoluzione dei rapporti di lavoro per 239 operaie dello stabilimento Omsa di Faenza. Il provvedimento di mobilità prevede il termine della cassa integrazione straordinaria a partire dal 14 marzo 2012 e l’impossibilità di ogni ulteriore trattativa per le lavoratrici.

L’azienda sceglie di delocalizzare la produzione in Serbia, ma tale scelta non è finalizzata a salvare il marchio da un fetta del mercato in crisi, ma a tagliare i costi per determinare maggiori profitti: all’estero i costi di produzione sono inferiori e gli investimenti diretti godono fino al 25% di finanziamenti governativi. Gli interessi dell’azienda, ancora una volta, vengono anteposti ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

Nella questione di classe si insinua la questione di genere: in tempo di crisi, tra cassa integrazione e ondate di licenziamenti, sono le donne quelle che ci rimettono maggiormente. Noi siamo lavoratrici precarie in una società nella quale veniamo discriminate ad ogni livello sociale. Sulle donne vengono scaricati gli oneri di cura della casa e dei figli, gli si chiede di “conciliare” tra carriera e famiglia, e in caso di licenziamento ci si giustifica con l’attenuante che il nostro è un secondo lavoro, una mansione accessoria. (Vedi il caso licenziamento operaie Ma-Vib Inzago, giugno 2011).
Nonostante ci si aspettasse una docile reazione da parte delle operaie licenziate, la campagna di boicottaggio lanciata in rete sembrerebbe invece aver risvegliato una coscienza di genere che ha visto coinvolti soggetti differenti sensibili alla causa.

Dalle prime settimane del 2012 è stata lanciata sul web la campagna “BOICOTTA OMSA” che coinvolge i seguenti marchi:

Philippe Matignon, Sisi, Omsa, Golden Lady, Hue Donna, Hue Uomo, Saltallegro, Saltallegro Bebè, Serenella.

Noi, come donne e future precarie, aderiamo al boicottaggio e ci schieriamo dalla parte delle lavoratrici!

Invitiamo a riflettere sul disagio occupazionale che sta investendo la nostra generazione, e in particolare sulle scelte imprenditoriali che minano ai diritti fondamentali dei lavorator*, nonchè alle conseguenze trasversali che queste hanno sul genere femminile.

Invitiamo tutt*, student*, precar* e lavorator* di Urbino ad aderire alla campagna e ad esprimere la loro solidarietà attraverso il boicottaggio dei marchi OMSA.

Inoltre, invitiamo tutti i commercianti della provincia a non effettuare più l’ordine di prodotti che portano tali marchi. Un modo, questo, per dimostrare solidarietà alle operaie ‘mai più Omsa’ e produrre un disagio di tipo economico e d’immagine dovuto alla diminuzione delle vendite.

“La precarietà oggi è permanente, collettiva ed esistenziale. Permanente perché incarna la condizione del lavoro individualizzato e deregolamentato di oggi; collettiva perché sempre più riguarda anche quei contratti che sino a pochi anni fa offrivano garanzie reali; esistenziale, perché la differenza tra vita e lavoro va assottigliandosi giorno dopo giorno”. (riflessioni del collettivo femminista ‘Sconvegno’)

Collettivo Drude

Aderiscono: C1Autogestita, Gap Urbino, Fuorikorso, Res Politica.

SABATO 28 GIUGNO, INFOPOINT AL MERCATO CITTADINO DI URBINO.

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Diario di un’ operaia.

“27 dicembre 2011 – h 7.30”

Sei una donna.Lavori otto ore al giorno, piu’straordinari che nell’ultimo periodo sono frequenti. Torni a casa e stendi i panni messi in lavatrice la mattina stessa, riabbracci tuo figlio e appena possibile a letto, tra qualche ora ti devi rialzare, preparare la colazione e fare le “faccende mattutine”; non dimenticarti del bambino lo devi preparare per la scuola e parlarci, capirlo…difficile appena svegli, ma sono le uniche ore che hai per stargli vicino, oltre la sera. Magari non hai un uomo che “porta il pane a casa”. Dicono così, che le donne non hanno mai lavorato. Io vengo da una famiglia dove tutte lavorano e lavoravano. Anzi spesso era la donna a portare il pane a casa, l’uomo badava alla terra di proprietà, rientrava la sera per cena o andava in qualche locanda per gli ultimi bicchieri. Quando ormai il vino aveva catturato i suoi sensi, tornava a casa con la voglia di svuotarsi qualcos’altro. La moglie stanca dalle ultime faccende di casa dopo, non otto,ma dieci- dodici ore di lavoro, doveva avere voglia di soddisfare il proprio uomo.E con o senza voglia divenivano i loro oggetti. Realtà che per fortuna, abbiamo in parte superato. Sarà un vizio di famiglia, un gene, ma sono donna e lavoro anch’io otto-dieci ore per non fare mancare nulla a mio figlio,a me stessa. Non sono una donna sola, anche se non sono la compagna di nessuno. Ho mio figlio. Suo padre non ha piu’un lavoro…forse per questo non si fà piu’vedere, lo sta cercando!
Per fortuna che ho questo lavoro in fabbrica! In queste ferie mi sto godendo le amiche e mio figlio, oltre che me stessa…suona il telefono, arrivo.

“h 15.30”

Non ci voglio credere. Una telefonata tranquilla per dirmi che fino alla fine di Marzo sono in cassa integrazione, dopo verrò licenziata assieme ad altre 238 stronze! Da un giorno all’altro, senza nessun segnale di preavviso. Ho 750 euro per 3 mesi, e poi? Dove vado? Cosa faccio? Mio figlio? La scuola costa il doppio, se non il triplo, rispetto a qualche anno fà. Ci stanno togliendo tutto e a noi povere stronze e vecchie operaie ( perchè a 45 anni una donna se non è sposata,dove vuoi che vada?) ci levano il lavoro per trasferirlo in Serbia, dove la manodopera costa la metà e dove c’è uno Stato che paga per arricchirsi. Il sindacato mi ha chiamata dicendo che hanno ricevuto “un fax del patron Nerino Grassi che ha inteso anticipare una raccomandata, nella quale verrà formalmente comunicata la risoluzione dei rapporti di lavoro.”
Sono sicura che nè sindacati, nè partiti, nè istituzioni ci aiuteranno! Bisogna tornare alle vecchie maniere…bisogna scendere in piazza,bloccare le vendite,sensibilizzare la gente…oggi è successo a me, ma non passerà tantissimo tempo prima che altre donne e uomini vengano mandati a casa senza alcuna spiegazione reale! La crisi? Per le motivazioni della chiusura della Omsa di Faenza non c’entra nessuna crisi! E’il “Padrun” che non è mai contento dei soldi che guadagna, nè ha bisogno di altri…deve investire!Piove sempre sul bagnato…
MA NON STAREMO A GUARDARE! NON STAREMO ZITTE, SOLO PERCHE’DONNE!
IL GENTIL SESSO! NE SIETE COSI’ SICURI?

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PROPOSTA DI ACCORDO PER LA RIAPERTURA DELL’AULA STUDIO già consegnata ad ERSU ed Università

Quella che segue è la proposta di accordo consegnata questa mattina, intorno alle 12, all’Ersu (nelle persone di Fortini e Lamonaca) e all’Università (nella persona di Giannelli). Va da se che fin quando le nostre richieste non saranno accettate in pieno non smobiliteremo il presidio e non cesseremo la protesta.  

A seguito della protesta studentesca che ha dato vita al “Presidio Permanente per la Liberazione dell’Aula Studio”, il giorno 19/01/2012 alle ore XXXX nel XXXX alla presenza  di PRESIDIO, ERSU, UNIVERSITA’, le parti si accordano sui seguenti punti.
L’amministrazione ERSU, rappresentata in questa sede da XXXX, si impegna a:
– riaprire entro il 20/01/2012 la c.d. Sala Convegni presso il Collegio Internazionale (P.zza San Filippo n° 2, Urbino);
– rinominare questo spazio ‘Aula Studio’ e destinarlo esclusivamente alle attività di studio individuali e di gruppo degli universitari e ad attività seminariali promosse dalle associazioni studentesche e da soggetti accademici;
– tenere aperta l’aula studio tutti i giorni dalle ore 8,00 alle ore 24,00. L’accesso all’aula sarà libero per tutte le studentesse e tutti gli studenti che in questo spazio intendo studiare. Per quanto riguarda le attività seminariali, queste avranno luogo su prenotazione e comunque al di fuori del periodo di preparazione degli esami.
Gli studenti e le studentesse nonché le organizzazioni che hanno aderito alla protesta si impegnano a:
– interrompere la protesta e smobilitare il presidio permanente costituitosi il 18/01/2012;
– pubblicizzare la destinazione d’uso dello spazio e promuoverne l’utilizzo;
– utilizzare l’aula studio entro i termini dell’accordo, escludendo quindi attività ricreative ed aggregative.
L’università, rappresentata in questa sede da XXXX, si fa garante dell’accordo e vigila affinchè le parti rispettino gli impegni assunti in questa sede.
Urbino, lì 19/01/2012                                                                                  

PRESIDIO
ERSU
UNIVERSITA’   

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LIBERIAMO L’AULA STUDIO DELL’ EX CASA DELLO STUDENTE!

Negli scorsi mesi abbiamo a più riprese fatto emergere, attraverso varie iniziative pubbliche (“Occupy Urbino” e “Senza di noi Urbino muore” su tutte), il paradosso di una città a forte vocazione studentesca in cui non esistono spazi per lo studio e l’aggregazione liberamente accessibili agli studenti. Ci sembra fondamentale rilanciare la nostra lotta proprio da questo punto, perchè siamo convinti del fatto che in un momento di forte crisi e di scomparsa progressiva del diritto allo studio il primo passo da compiere sia una riappropriazione dal basso degli spazi universitari che, in un modo o nell’altro, ci sono stati sottratti durante questi ultimi anni.

Ad Urbino è emblematico il caso del Collegio Internazionale gestito dall’ERSU, storica Casa dello Studente dentro le mura, che dismessa la sua funzione primaria di accoglienza degli studenti beneficiari di borsa di studio è ormai divenuto una foresteria dai prezzi assolutamente fuori dalla portata del mondo studentesco a medio-basso reddito (soprattutto di quegli studenti che non possono permettersi di sborsare oltre 300 euro al mese di affitto!). Ciò dimostra come la componente studentesca, che usufruisce dei servizi offerti da questo territorio, sia sempre più fascia debole tanto a causa dell’impoverimento progressivo delle famiglie di provenienza, quanto in conseguenza della riduzione di tutti quei servizi che rendevano possibile vivere e studiare a Urbino. I progressivi tagli e la conseguente riduzione dei servizi dedicati agli universitari rende l’attuale situazione molto distante da ciò che si vorrebbe definire una città campus.

Tornando all’albergo-collegio Internazionale, riteniamo inaccettabile che una struttura costruita con soldi pubblici (proprio perché residenza universitaria), amministrata da un ente regionale che dovrebbe garantire il diritto allo studio, sia gestita secondo logiche privatistiche ed aziendali, senza alcuna attenzione per le esigenze degli studenti e senza che sia chiaro l’utilizzo dei proventi che da questa nuova attività imprenditoriale derivano. Se le attuali camere a disposizione nella struttura, offerte a prezzi concorrenziali rispetto agli altri alberghi della zona, hanno di fatto precluso la possibilità di un alloggio in centro per gli studenti borsisti, ci si aspetterebbe almeno che ai maggiori introiti corrisponda ad un maggior investimento in servizi e strutture dedicate agli studenti, primi destinatari delle politiche di gestione dell’ERSU. Questo è solo un esempio della vergognosa gestione del diritto allo studio da parte dell’ERSU, che di fronte alla progressiva perdita di servizi un tempo garantiti per tutti gli studenti non ha saputo rispondere con una ripartizione equa e trasparente dei mezzi a propria disposizione. E’ alla luce di questo dato di fatto che abbiamo a più riprese chiesto ai dirigenti dell’ERSU di prendersi le proprie responsabilità, politiche e sociali, anche rassegnando le proprie dimissioni.

Per queste ragioni oggi un gruppo di studentesse e studenti in mobilitazione dallo scorso settembre ha deciso di entrare nel Collegio Internazionale e rivendicare l’ex aula studio di questo edificio, per restituirla alla comunità studentesca e alla sua funzione originaria. Lo spazio in questione era l’aula studio storica dell’ex Casa dello Studente dentro le mura di Urbino, ed è oggi abbandonata a se stessa, chiusa tutto l’anno e fino ad ora utilizzata solo per la conferenza di inaugurazione della nuova sede. Alla luce del fatto che l’unica aula studio utilizzabile anche dopo la chiusura dei locali universitari sia ubicata ai collegi universitari, distanti dal centro e quindi non alla portata di tutti, riteniamo che l’ERSU debba rendere accessibile questo spazio storico agli studenti per poter studiare ed eventualmente anche per l’organizzazione di incontri, seminari e altre iniziative.

Questo è un altro passo di una riappropriazione cosciente e costante di ciò che ci è stato tolto, dagli spazi di socialità ai diritti che ci vengono negati quotidianamente.

Il sapere non è merce!
Liberiamo l’aula studio!
Riprendiamoci gli spazi che ci spettano !

Collettivo C1Autogestita/Studenti in Movimento   –  Collettivo Drude  –   ass. Fuorikorso


 

 

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INCONTRO CON IL SINDACO DI URBINO SUL RAPPORTO CITTA’-STUDENTI

A seguito della lettera aperta al Sindaco di Urbino una delegazione di studentesse e studenti è stata ricevuta questa mattina in municipio. Nel corso dell’incontro, al quale hanno partecipato studenti e studentesse provenienti da diversi collettivi e associazioni, si sono discusse le diverse problematiche poste dal nostro documento.

Nel suo complesso il bilancio di questo primo incontro tra studenti e amministrazione comunale ci sembra positivo. Un primo risultato è l’impegno assunto dal Sindaco a promuovere un tavolo permanente tra amministrazione comunale e associazioni studentesche, passaggio fondamentale per la costruzione di un miglior rapporto tra la città di Urbino e la comunità studentesca che vi risiede. E’ a partire da questo tavolo infatti che potranno concretizzarsi i diversi impegni assunti dal Sindaco.

Una prima questione posta con forza dalla nostra delegazione è stata quella relativa alla necessità di spazi espositivi per i tanti giovani artisti presenti in città. In una città a forte vocazione culturale, candidata a essere “Città della Cultura 2019”, ci sembra fondamentale che le studentesse e gli studenti di ISIA, Accademia di Belle Arti e Scuola d’Arte abbiano a disposizione dei luoghi visibili dove esprimersi. Il Sindaco ha colto l’importanza di questa proposta e ha affermato che i locali della DATA saranno a disposizione dei giovani artisti per l’organizzazione di mostre e iniziative artistiche. Noi ci impegneremo a rendere nota questa nuova e importante possibilità.

Per quanto riguarda la disponibilità di locali dove organizzare eventi di carattere culturale rivolti all’intera cittadinanza, il Sindaco ha ammesso la necessità di sopperire ad un’evidente carenza. Relativamente alle competenze dell’amministrazione comunale è emersa la disponibilità a ridiscutere l’accessibilità di luoghi già preposti all’organizzazione di iniziative, quali ad esempio le sale del Collegio Raffaello, luoghi ideali di incontro tra cittadini e studenti. A nostro parere come primo passo bisogna far sì che la fondazione Legato Albani predisponga una riduzione dei costi di utilizzo dei propri locali per le differenti realtà studentesche attive sul territorio.

Nodo irrisolto rimane quello degli spazi aggregativi, dove associazioni e collettivi studenteschi possano organizzare assemblee, momenti ludici e di svago, dove dare spazio alla musica dal vivo e ad altre espressioni collettive; insomma una casa comune per tutti gli studenti. Il Sindaco anche in questo caso ha riconosciuto le nostre necessità, affermando però una certa difficoltà da parte del Comune a rispondere efficacemente a tali esigenze. A partire da questa affermazione, solo parzialmente condivisa da noi, la discussione si è spostata sul sottoutilizzo degli spazi decarliani. Abbiamo apprezzato la disponibilità del Sindaco a discutere la questione con Ersu e Università, così da permettere la piena accessibilità tanto dei locali universitari, quanto dei Collegi progettati da Giancarlo De Carlo.

Altra questione emersa è quella, fondamentale per la comunità studentesca, dei trasporti. Pur non essendo all’ordine del giorno il problema trasporti, e più precisamente il mancato rinnovo della ‘convenzione studentesca’, è una delle maggiori criticità che gli studenti vivono oggi ad Urbino. La discussione col Sindaco è stata breve e non risolutiva, ma quanto emerso ci dice che è arrivato il momento di aprire una più ampia discussione sulla mobilità in questo territorio. Il governo Monti ha infatti stanziato ulteriori fondi sui trasporti pubblici e crediamo che accanto alla rivendicazione sul rinnovo della ‘convenzione trasporti’, per la quale continueremo a batterci, vada costruito un percorso che strutturi delle alleanze sociali territoriali per ripensare la questione nel suo complesso.

Da ultimo, segnaliamo un piccolo risultato simbolico che dovrebbe concretizzarsi nelle prossime settimane. Una bacheca per le associazioni studentesche in piazza della Repubblica. Non sarà molto, ma serve a dare il segno concreto che qualcosa sta cambiando nel rapporto tra città e studenti. L’ampia discussione affrontata dalla delegazione delle associazioni e dei collettivi studenteschi in mobilitazione con il Sindaco di Urbino è stata un primo passo verso la costruzione di un tavolo permanente che auspichiamo prenda corpo in tempi brevi.

Noi lavoreremo affinché alle parole seguano azioni coerenti con gli impegni assunti, e questa città ritrovi infine la sua dimensione di città campus.

Collettivo C1 Autogetita/Studenti in Movimento
Collettivo Drude
Associazione Fuorikorso

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RIMETTI I NOSTRI DEBITI, RIMETTI L’8 PER MILLE. BERTONE, PAGA LE TASSE!

Oggi, 16 novembre 2011, l’Università degli Studi di Urbino ‘Carlo Bo’ ha ospitato il Cardinale Tarcisio Bertone per la presentazione del libro “Gesù di Nazareth” di Papa J. Ratzinger. A tale proposito un gruppo di studentesse appartenenti al collettivo femminista Drude, accampate in Piazza della Repubblica da giovedì notte per rivendicare l’importanza degli spazi autogestiti, ha deciso in assemblea di prendere parola in merito a tale iniziativa. Le studentesse sono state impossibilitate a partecipare all’iniziativa, aperta a tutta la cittadinanza. Appena arrivate davanti a Palazzo Battiferri, le studentesse sono state sottoposte piu’ volte a controlli di generalità e a perquisizioni forzate e ingiustificate. Ci chiediamo perchè lo stesso trattamento non sia stato riservato agli altri studenti presenti nell’Aula Magna. Il pretesto al quale si sono aggrappate le forze dell’ordine è stato la mancanza di un invito scritto, non necessario ai fini della partecipazione.

Denunciamo il trattamento riservatoci da Polizia e Carabinieri, che oltre ad averci negato il diritto di partecipare ad un iniziativa pubblica all’interno della nostra Università, ci hanno allontanate con la forza: insulti,spintoni e calci! L’intenzione del collettivo era quella di distribuire materiale informativo e di denuncia in merito alla scelta del Rettore Stefano Pivato di invitare il Segretario della Curia Romana. Quest’ultimo, piu’ volte chiamato in causa in virtù della sua carica ecclesiastica per rispondere dei reati di pedofilia commessi da altri prelati, è stato accolto dalle istituzioni accademiche per pubblicizzare l’evento come un’occasione straordinaria che “mette sotto i riflettori del dibattito culturale” l’Università urbinate.

Abbiamo tentato di mantenere un clima sereno ed esporre le nostre motivazioni in maniera pacata senza creare inutili tensioni, cercando invano un dialogo con le forze dell’ordine. Il risultato è stato solamente l’ennesima prova della repressione di stampo neofascista della libertà d’espressione che giornalmente le studentesse e gli studenti subiscono, persino all’interno degli spazi universitari.

L’accaduto non ci ha demoralizzate, ma ha alimentato ancora di più il nostro interesse nel diffondere le istanze che abbiamo successivamente ribadito durante l’assemblea pubblica tenutasi in Piazza della Repubblica in occasione dell’ Occupy Urbino.

Di seguito riportiamo il volantino in questione.

RIMETTI I NOSTRI DEBITI, RIMETTI L’8 PER MILLE. BERTONE, PAGA LE TASSE!
Come collettivo femminista e come studentesse sentiamo il bisogno di contrastare e denunciare tale scelta da parte dei vertici accademici che non rispecchia, e soprattutto non rispetta, il ruolo dell’Università pubblica e laica.

Denunciamo la scelta del Rettore Stefano Pivato di “mettere l’Università di Urbino sotto i riflettori del dibattito culturale” tramite un’iniziativa che di culturale ha ben poco e di cui certamente le studentesse e gli studenti non sentivano la necessità. In un periodo di crisi economica, in cui l’istruzione universitaria e il diritto allo studio stanno subendo un processo di dismissione a 360 gradi, denunciamo chi decide di asservire la formazione del sapere a logiche imprenditoriali e al potere ecclesiastico che in Italia regna sovrano ed esente dal pagamento delle tasse, per non parlare della quantità di denaro che il Vaticano percepisce dai cittadini tramite l’8 per mille!

Il Cardinale Bertone è una di quelle figure ecclesiastiche che ha contribuito ad oscurare i gravi crimini di pedofilia commessi dalla Chiesa. Nel 2001 Bertone e il futuro Papa Ratzinger firmano una lettera di revisione del documento del 1962 (“Crimen sollicitationis”) che stabiliva la procedura da seguire secondo il diritto canoniconelle cause di violenza sessuale. Con quella firma, tali crimini dovranno essere giudicati dalla Chiesa e soprattutto mantenuti segreti, pena la scomunica. Ogni singolo caso di abuso sarà analizzato da tribunali vaticani speciali, al cui interno tutte le cariche verranno ricoperte esclusivamente da ecclesiastici.

In merito ai casi di pretopedofilia in Irlanda, il Cardinale Bertone ha dichiarato che degli studi scientifici avrebbero affermato che la pedofilia è collegata all’omosessualità, senza far riferimento ad alcuno studio specifico.

Nel marzo 2010  il New York Times rende pubblica la corrispondenza risalente alla fine degli anni ’90 tra il Vaticano e l’arcidiocesi di Milwaukee (USA) riguardo gli atti di pedofilia compiuti da padre Murphy in un istituto per sordi dal 1950 al 1970. Nonostante il verbale di una discussione in Curia in merito allo scandalo in questione abbia rivelato che padre Murphy avesse abusato di circa 200 minori disabili, non è mancato l’ennesimo tentativo di oscurantismo vaticano: Murphy non si spoglia dell’abito talare e Bertone spinge affinchè venga evitata ogni pubblicità riguardo a tale caso.

Oltre alla grave e ingiustificabile campagna di occultamento che Bertone e Ratzinger portano avanti, c’è da sottolineare come la condizione femminile è da sempre stata determinata dalla Chiesa. Tale situazione, purtroppo, non si è fermata al Medioevo! Ancora oggi, soprattutto nelle realtà di periferia e del meridione, le donne sono sottomesse al pensiero cattolico. Il diritto all’aborto nel 2011 deve fare i conti con una realtà cattolico-estremista che cerca di distruggere la libertà di scelta delle donne. Ragazze, studentesse o semplicemente donne che non hanno possibiltà di portare avanti una gravidanza (soprattutto in questi tempi di recessione economica), sono costrette a fare i conti con un sistema che si basa su devianze cattoliche che si prendono il diritto di scegliere sulla vita altrui!

Le campagne fatte in Africa contro l’uso del preservativo, la pillola anticoncezionale vista come una macchina omicida, i consultori assenti o affidati alle mani di privati (vedi Legge Tarzia in Lazio), sono frutto di un progetto etico-politico che la Chiesa cerca di attuare da secoli!

Come collettivo femminista, come donne, studentesse e soprattutto come persone libere, diciamo no!

NO alla Chiesa o a qualsiasi altra istituzione che cerca di distruggere la libertà personale!
NO all’Università che pubblicizza e sostiene chi commette crimini contro l’umanità!
NO alle politiche sessiste,omofobe e xenofobe!

Collettivo Femminista Drude


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